Buon Compleanno “Vedrai Vedrai”
Sono passati esattamente sessant’anni da quando il poco più che ventenne Luigi pubblicava questo capolavoro e credo, con grande umiltà, che provare a riproporla oggi possa essere esteso come una sorta di mio personale risarcimento morale a questo artista. Non so se irripetibile, ma irripetuto.
E cosa dovrei dirvi io?
Leggo che in soli due movimenti, in meno di quattro minuti, Tenco riesce ad esprimere il tutto con un linguaggio rivoluzionario per l’epoca e forse anche per oggi. Un enorme messaggio autobiografico che però grida al “noi” toccando tutti. E che questo messaggio ce lo mette su due livelli distinti e apparentemente contrapposti, ovvero il suo senso di inadeguatezza, di sconforto e di vergogna che un giovane prova nei confronti di una persona amata, nel caso la madre, per non essere ancora riuscito a realizzare concretamente la sua vita, ma anche una sorta di rimprovero, un grido di dolore e di critica verso un modello educativo stucchevolmente tollerante che, sebbene certamente bonario e materno, non fa che amplificare quel senso di colpa. E quell’amaro ottimismo che sa di metallo, perché un giorno cambierà.
Una questione generazionale che oggi pare sopita pure in età ben più avanzate.
Tenco spoglia tutto l’inessenziale e lascia scivolare il suo distillato lirico sopra uno sviluppo musicale minimale che considero di una perfezione assoluta, mescolandoci un’intensità espressiva che sigilla tutto, senza lasciare spazio a null’altro. Che null’altro sarebbe servito.
Sessant’anni e non va meglio. Sessant’anni e buon compleanno.
Ascolta il brano: